Al 1965 risale il suo rientro in Italia, dove frequenta a Milano lo studio dell’amico Lucio Fontana, che lo aveva invitato a tornare ed esortato a viaggiare in Europa per visitare i musei delle grandi capitali. Assieme a Fontana e con il suo appoggio realizza alcune esposizioni; in particolare, in occasione della personale alla Galleria Apollinaire (Milano, 1966), Presta presenta i suoi nuovi “Spazi vibratili e metrici”, reticoli a rilievo in legno e plexiglas che giocano con gli effetti percettivi di luce ed ombra e rivelano, in particolare con la successiva elaborazione delle “Sfere cinetiche”, il precoce interesse per i principi dell’arte cinetica e programmata.
«Cinetismo, percettivisimo, effetti spaziali sono altrettanto fenomeni riscontrabili nell’ultima opera di Presta, nella quale però intervengono più come qualità accidentali, sebbene attivamente controllate dall’artista, che come tema fondamentale.»
(Tommaso Trini, Domus, Milano, maggio 1967)
Sviluppi successivi di questa visione artistica lo porteranno ad ideare gli “Aerocubi” (1990), strutture in cui il modulo del cubo è moltiplicato, variato nelle dimensioni e nelle tonalità di colore e appeso ad esili fili di nylon, creando composizioni sospese che sfruttano il movimento e le variazioni luminose; e le “Cromostrutture”, nelle quali l'artista sostituisce lo sfondo ligneo o tessile del quadro ricorrendo ad una semplice asta o cornice di metallo come supporto dell’opera.
Prosegue nel frattempo la collaborazione letteraria con riviste come “La Notte”, “Human design”, “Arte 2000” e “D’Ars” e pubblica, assieme al critico italo-argentino Pedro Fiori, il volume di poesie “Hombre Cosmo”.
Dal 1968 si stabilisce con la famiglia a Genova, dove insegna Figura e modellato al Liceo Artistico “N. Barabino”.