Il movimento Codi-Art e il Madì italiano


Gli anni genovesi coincidono con la nascita di un nuovo movimento artistico, il Codi-Art: fondato da Presta nel 1975, con un manifesto scritto assieme a Pedro Fiori, vi aderiranno negli anni seguenti anche Horacio Garcia Rossi, Gianni Pinna, Odo Tinteri e Jorrit Tornquist.

Questa nuova formulazione afferma che l’universo sia regolato da una serie “codici”, i cui simboli-segno ne racchiudono ed esprimono i molteplici contenuti, e che l’arte sia uno di questi:

«Tutto questo conduce a nuove prospettive e a diversi modi di vedere le cose ai quali noi con i nostri temi, che sono i codici derivanti dell'universo, ci stiamo avviando. Concludendo, l'universo - la macro e il microfisico - è una realtà mutevole di strutture viventi interattive e, come tali, imprescindibili.»

(Salvador Presta)

Risale al periodo genovese la stesura del libro “Collage”, che sarà pubblicato a Milano nel 1980, in cui affronta problemi di politica, arte e religione e per il quale sarà invitato al Premio letterario dell’Istituto Latino-Americano di Roma e, nel 1983, alla prima edizione del Premio Nazionale di Acquasparta (Terni).

Nel 1984, su sollecitazione di Arden Quin, fondatore del movimento Madì in Argentina, Presta istituisce il “Madì italiano”, affiancato dagli artisti Liliana Contemorra, Arnaldo Esposto e Nicola Loi, con i quali realizza le prime mostre, senza ottenere tuttavia un riconoscimento adeguato nell’ambiente artistico genovese, cosa che provoca la dispersione del gruppo.

Il rientro a Milano, nel 1990, porta riscontri migliori: il movimento, rifondato nel capoluogo lombardo, viene accolto favorevolmente dalla Galleria Arte Struktúra di Milano grazie alla perspicacia e all’intraprendenza della sua direttrice, Anna Canali. Numerose mostre vengono organizzate sia in Italia che in Europa.