Il movimento Madì e Arte Constructivo Arquitectural


Mentre si susseguono le esposizioni collettive (nel 1948 avrà luogo la sua prima personale), agli inizi degli anni Cinquanta aderisce al movimento Madì, fondato nel 1946 da Gyula Kosice e Carmelo Arden Quin e caratterizzato dal riferimento alle avanguardie europee (e in particolare all’astrattismo geometrico) che andava a coinvolgere, oltre alle arti figurative, anche la poesia, la danza, l’architettura e il teatro.

Presta sarà segretario del gruppo fino al 1956, esponendo con esso, oltre che a Buenos Aires (Galleria Kryad), anche a New York (Zagrì Gallery) e Firenze (Galleria Numero, diretta da Fiamma Vigo). In questi anni realizza le prime sculture senza supporto, sperimentazioni sospese in aria elettromagneticamente.

In questi anni, Presta si dedica anche all’insegnamento presso l’“Ateneo di Bellas Artes” di Valentín Alsina: prima come docente di pittura (1948-50) e poi di scultura (1950-56).

Nel 1958 compie alcuni viaggi in Europa recandosi a visitare la Spagna, la Francia, l’Italia, la Svizzera e l’Inghilterra e l’anno successivo rappresenta l’Argentina alla prima Biennale di Parigi (2-25 ottobre 1959, Musée d'Art Moderne de la ville de Paris) e partecipa al I Salone di Mar-del-Plata, dove gli è assegnato il Premio-Acquisto.

Nello stesso anno, in continuità con le formulazioni Madì, fonda il Movimento di integrazione plastica Costruttivo-Architetturale. Il Manifesto del Arte Constructivo Arquitectural (A. C. A.) propone la fusione di forma, colore e architettura. Abbandonata la bidimensionalità, l’esperienza estetica si proietta sulla presenza concreta del volume architettonico, in uno spazio “attuato” in cui pittura, architettura e scultura si integrano:

«con l’arte costruttivo architetturale il non-figurativo si trova per la prima volta agli inizi di una nuova dimensione estetica, e si indirizza verso una grande ricostruzione dell’habitat umano».

(Salvador Presta, Atlantida, Buenos Aires 1960)

La prima mostra del gruppo si tiene alla galleria Velazquez di Buenos Aires; benché gli intendimenti del Manifesto non avranno una concreta e diretta attuazione a livello architettonico e urbanistico, essi si pongono comunque in affinità con altri movimenti simili, inserendosi nel fervido dibattito sulla “sintesi delle arti”.