Lucio Fontana, 1945

"[...] mi intratterrò su alcune opere le quali, per le loro qualità e ispirazione, meritavano migliore fortuna. Citerò in primo luogo ‘‘cammino” di Juan Del Prete, che rivela un intenso colorista, dopo un olio di Fortunato Lacamera “Strada della boca”, dipinto con stupenda delicatezza, e “Fiori” di Salvador Presta, pittore della nuova promozione che lavora con toni ricchi e sonori [...]"

«Dall'Intervista di Lucio Fontana», La Razon - 3 luglio 1945.

Julio Payrò, 1947

“Salvador Presta giovane pittore, promessa per il futuro dell’arte argentina”

Dall'articolo di Julio Payrò in "Què", febbraio 1947.

Jorge Romero Brest, 1950

"Questi giovani pittori non pensano abbastanza; si conformano a sentire e l’espressione moderna non sorgerà dalla pura contemplazione ma dalla discriminazione intelligente di una realtà che si presenta in vesti ingannevoli. Una delle poche tele che si salvano da questo biasimo appartiene a Salvador Presta."

Jorge Romero Brest, in "Ver y estimar", n. 20, Buenos Aires 1950.

M. Mujica Làinez, 1950

“Salvador Presta che esibisce oli accesi di vibranti ricchezze”

Dall'articolo di M. Mujica Làinez, in "La Nacion", 26 agosto 1950.

Cayetano Córdova Iturburu, 1960

"Discepolo di Marco Tiglio, di Adolfo De Ferrari e di Roberto Rossi, formatosi, quindi, all’interno di una severa disciplina pittorica, Salvador Presta fu inizialmente un promettente pittore figurativo. Tuttavia, l’inquietudine indagatrice del suo spirito lo attrasse, in seguito, verso il campo delle ricerche plastiche più audaci. Partecipò, perciò, ai movimenti di avanguardia del nostro Paese, dalle prime tappe dell’apparizione tra di noi delle tendenze non figurative.
Si unì sin dai suoi esordi al gruppo Arte Madí, della cui rivista fu anche segretario.

Pittore e scultore, Salvador Presta ha realizzato da allora un lavoro costante, ricco di indizi ed esperienze, ed animato da propositi essenzialmente di ricerca e di inventività. La sua doppia condizione di scultore e pittore – cioè di creatore di forme nello spazio e di intenditore sensibile del colore – si fa visibile, in maniera molto particolare, nelle sue realizzazioni.

La liberazione degli elementi costitutivi dell’opera d’arte dai suoi ostacoli tradizionali è in tutta evidenza uno dei principali obiettivi della sua volontà creatrice. Presta non si limita solo a comporre d’accordo con il più decisivo criterio antitradizionale, anzi abolisce anche nelle sue opere pittoriche la sottomissione al regime del piano, alla bidimensionalità, per incorporare ad esso la presenza concreta del volume. Le sue esperienze, in tal senso, sono assolutamente personali e suoi risultati indubbiamente significativi.

Nondimeno, nonostante la validità delle sue realizzazioni, ciò che è indiscutibilmente positivo di questo giovane artista è la sua inquietudine indagatrice, investigatrice, creatrice, una volontà di esplorazione e di ricerca che lo colloca in modo permanente in un terreno le cui possibilità moltiplicano le sue impareggiabili attitudini  artistiche: la sua fantasia, la sua sensibilità e la sua vigorosa facoltà ideatrice.”

Cayetano Córdova Iturburu, in “Arte argentino actual”, 1960.

Tommaso Trini, 1967

"La luce, Salvador Presta non la cerca ma la trova. […] con la sensibilità del radar, i suoi quadri trasformano in movimento la minima luminosità atmosferica e in suono ogni ombra metallica. […] A Buenos Aires nel suo studio in cima al grattacielo, l’aria color granata invita a parlare di cuadros pintados con un pincel de luz. La visibilità prefabbricata di Milano costringe ora Presta a rendere più rigorosi i suoi strumenti di poesia. Ovunque, però, la sua opera, passata e recente, continua a trovare lo zenit della comunicazione.

Cinetismo, percettivismo, effetti spaziali, sono altrettanti fenomeni riscontrabili nell’ultima opera di Presta, nella quale però intervengono più come qualità accidentali, sebbene attivamente controllate dall’artista, che non come tema fondamentale, domina piuttosto il problema del rapporto con l’ambiente.

Oltre che con la luce, questi quadri agiscono in relazione con lo spazio e con lo scorrere del tempo. Su fondi bianchi presta applica “trame” bianche, creando una sottile intercapedine di luci ed ombre atta a fornire una continua interazione con l’ambiente, alla struttura concreta si sovrappongono strutture illusorie: vibrazioni, sonorità, organizzazione metrica, è questa illusorietà, fonte di poesia, che vieta una lettura troppo tecnica e specialistica dell’opera.

Presta non s’abbandona alla pura sensibilità del “bianco su bianco” di Malevic, né si limita ad indagare la fisiologia della visione. I suoi lavori sono studi sulla serenità. Aspirano all’ordine cosmico ma per introdurlo nell’habitat umano, in questo equilibrio è infine la posizione dell’uomo davanti alla creazione che essi illuminano di riflesso. [...]"

Tommaso Trini, "Italia - studi sulla serenità", in "Domus" n. 450, maggio 1967.

Mario Radice, 1972

"[…] Lo stupore nasce da un senso di lindore assoluto e forse dall’apparente semplicità della costruzione. Ho detto apparente, perché la in realtà l’ideazione e la costruzione pezzo per pezzo di queste opere sono assai lunghe e complesse e richiedono alcune doti innate o acquisite, che pochissimi hanno."

Mario Radice, Como, 11 marzo 1972.

Carlo Belloli, 1989

"Dietro le forme luminose dei dipinti di Salvador Presta si cela una volontà di riappropriazione che non descrive ma trasfigura, urta, frantuma, usa tutte le libertà della sperimentazione e dell’invenzione. La seducente, fragile, dolcezza dei colori di queste pitture non va confusa con una proposta di solarità effimera. I dipinti di Salvador Presta non hanno la falsa evidenza dell’ovvietà, pur aspirando a una stabilità disorientante. A fondamento di questa spiritualità, legata da intrecci e trame sottili che possono essere decifrate soltanto da percettori consapevoli, risulta il proposito di rinnovare i parametri del concretismo ortodosso e del costruttivismo lirico internazionale. […]

Nelle apparentemente monocordi sequenze cesurate dei dipinti di Presta è contenuto il linguaggio e la grammatica della vita e delle sue interazioni con l’ambiente. […]

Costellazioni di forme segmentate, sottili e flautate, che nascono dal silenzio con tutte le ambiguità che ne conseguono, mondi-miraggi come reiterazioni frammentate che ritmano la luce.
Una schiera ordinata di attimi pulsanti che orientano alla felicità e alla perfezione senza atteggiamenti estetizzanti o soluzioni leziose o altezzose. […]

Mentre la teoresi dei vertici diafani e degli anfratti oscuri dell’irrazionale pare allontanare dall’inoggettività costruita, l’opera di Presta ne è la più felice e ricca assertrice."

Carlo Belloli, "Intermittenze cromatiche come traccia di luce tessuta", Milano, ottobre 1989.

Alberto Veca, 1992

"Si vuole sottolineare del lavoro di Presta questa abilità a migrare da questo a quel linguaggio, in sintonia con le esperienze più avanzate o coraggiose dell’arte contemporanea […] d’altra parte la cornice, i limiti dell’oggetto e l’articolazione del suo interno sono i poli dialettici su cui, nella diversità degli esiti, Presta gioca la sua vicenda espressiva in quanto nulla di sicuro, di a priori è dato: non esistono tabelle cromatiche, anche le più sofisticate, come non esistono forme assunte precedentemente rispetto all’opera. […]

Il ragionamento verte allora intorno al contorno e alla figura, sapendo che in questo modo, con queste parole di fatto distinguiamo quanto Presta tende invece ad associare, a connettere nella varietà delle soluzioni proposte […]

Protagonisti del lavoro sono quindi il tutto e le parti […]."

Alberto Veca, "L’arte di Salvador Presta", febbraio 1992, Milano.

France Delville, 1993

"Fondamentalmente gli oggetti di Presta sono di semplice voluttà ritmiche, delle ebrezze di colore, quali costellazioni leggere, sospese nell’invisibile. Movimenti immobili, danze in leggerezza, ecco le estreme meraviglie del mago, dopo ogni esplorazione del dominio del gioco!
Che diversità nella ricerca di dialoghi tra colori e forme, che acrobazie, che equilibrismo!"

France Delville, maggio 1993.

Gillo Dorfles, 2007

Pochi artisti della generazione degli anni alla metà del secolo scorso hanno presentato, come lui, una costante evoluzione attraverso sempre nuove esperienze ma senza mai perdere la propria individualità; in maniera tale da costituire un preciso punto di riferimento per l’evolversi dell’arte visia nell’ultimo cinquantennio.

Gillo Dorfles, in «The suspended art of Salvador Presta», Dallas 2007, Catalogo della mostra.